PALERMO – “Sento l’urlo di dolore del padre di Roberto, come se Roberto fosse figlio anche mio. La vita preghiamo riesca a strappare questo ragazzo dalle braccia della morte ma troppo spesso per molti detenuti il finale non è questo e nonostante i drammi che si consumano quotidianamente dentro gli istituti penitenziari, la politica, – oramai impegnata in campagna elettorale- non può e non deve mostrarsi sorda e miope dimenticando le nostre cittadine e cittadini detenuti. La mia amica Rita Bernardini oramai in sciopero della fame da oltre 20 giorni da sempre corpo a queste iniziative che spesso producono dei buoni risultati ma il sistema carcerario è talmente incancrenito e va profondamente riformato.
Non ci si può girare dall’altra parte quando da gennaio ad ora i suicidi in carcere sfiorano un numero come 70. Settanta sono le persone vittime di un diritto penale non in linea non la nostra costituzione, 70 sono le storie di tutte quelle anime – e non solo di corpi- che hanno perso la speranza trovando sollievo nell’abbracciare la morte, così come il nostro Roberto un ragazzo detenuto al carcere Pagliarelli di Palermo, disperato e in cerca di aiuto.
È necessario donare sollievo psicologico affinché i detenuti trovino equilibrio durante la vita detentiva, affrontando l’esperienza carceraria con consapevolezza e facilitando quel processo di perdono che renderebbe sensata la definizione di “percorso rieducativo” per i detenuti.
Abbiamo tutti bisogno di carezze, di amore, di pace soprattutto per le anime più tormentate. Da padre, da ex detenuto e anche da uomo politico vi dico che prendere un impegno collettivo affinché il sistema carcerario italiano diventi un posto umanamente e costituzionalmente accettabile è necessario per restituire la speranza a tutte le donne e a tutti gli uomini detenuti del nostro paese.
Noi lotteremo per dare corpo a questa speranza convinti come siamo che la speranza è una cosa buona e le cose buone anche se alla fine vincono sempre”.
Totò Cuffaro, commissario regionale della DC